GELICO E IL SUO MONDO

Quando Gelico “scatta”… il suo è uno sguardo senza filtri. Dal cuore agli occhi. Diretto, per raccontare frammenti di mondo e sfumature di vita, squisitamente intrappolati in attimi di perfezione assoluta.

Il suo inguaribile sorriso per la vita illumina ogni immagine. E questa luce - complice perfetta - proietta ogni linea al di là dello spazio e del tempo. La materia diventa emozione, mentre forme e colori assecondano l’avida sete di scoprire cosa c’è al di là di ciò che si vede. E qui sta il segreto della sua arte: nella capacità di meravigliarsi, nel saper riconoscere in uno sguardo un’emozione, nel raccontare un’intera storia in un solo ed unico attimo rubato al tempo.

Il “mondo” di Gelico è un viaggio affascinante attraverso mille sfumature dell’umanità, intriso di sogno ma coraggioso e pronto ad abbracciare angoli di realtà che commuovono e costringono al prezioso silenzio della riflessione.

Privo di effetti e manipolazioni, il suo “sguardo” non toglie alle cose la loro natura. Al contrario le esalta nella loro autentica essenza, ne accende i contorni e i chiaroscuri, ottenendo un realismo espressivo di facile accesso a chi guarda con gli occhi dell’anima. Perché ciò che importa non è l’immagine in sé ma “il sentimento”, quel brivido intenso e inatteso che fa di una fotografia un’opera d’arte, un patrimonio immortale.

 

Federica Bianchi

 

 

PORTFOLIO

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Biografia

Luca Colangeli, in arte Gelico, è nato in Italia nel 1963. Cresce ascoltando Chopin dal pianoforte di sua madre, Maria Teresa. Dopo una parentesi londinese e newyorkese, nella metà degli anni ottanta, torna in Italia ed inizia a lavorare nello studio professionale di famiglia, ma, da sempre, da quando, ancora bambino ruba la Rolleiflex di suo padre Peppe, blocca, con mano veloce, istantanei frammenti di tempo. Il suo primo maestro può considerarsi Angelo Novi, fotografo di scena, conosciuto dai più per i suoi capolavori generati durante le riprese dei film di Sergio Leone. Novi, amico di Maria Teresa, disse all’inconsapevole Luca quelle poche cose che bastarono per non dimenticarlo mai. Quel poco che un grande uomo trasmette con la semplicità e con la praticità di tanto lavoro alle spalle. La sua attuale “maestra” è una scultrice giapponese che piano piano gli ha fatto acquisire la consapevolezza di essere un vero artista e di essere,ormai, una cosa sola con tutto quello che ha sempre considerato un gioco. Perché il gioco è una cosa seria.

Gelico vive facendo tutt'altro rispetto alla fotografia, ma è Lei che lo accompagna da sempre.

 

Lorena Bernardi

Chi Sono

Luca Colangeli
Luca Colangeli
Luca Colangeli
Luca Colangeli
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Luca Colangeli
Luca Colangeli
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Luca Colangeli
Luca Colangeli

Dicono di Gelico

Dediche, Poesie e Messaggi

LA MOGLIE ITALIANA E L’INFINITO
Budapest, 6 maggio 2013

Una splendida simbiosi di arti. La letteratura trasforma un'immagine in movimento, foto maturate dai dipinti, versi ispirati dalle foto, e potrei andare avanti ancora. Nell’Anno della Cultura Italiana e Ungherese le arti non si confondono per cadere nell’impensabile. Il Vollnhofer Art Studio ha recentemente concluso una serata di letture in scena tra foto d’arte, musica e letteratura.
Katinka Borsányi ha letto ad alta voce nel piccolo studio del Boulevard Santo Stefano la poesia italiana "L’Infinito", il tutto accompagnato dalla musica del pianoforte di Peter Szabo. Non solo la musica e la combinazione di belle poesie hanno reso unico l’ambiente della serata, ma anche l'atmosfera creata dalle immagini del fotografo italiano Gelico (Luca Colangeli).
Il Vollnhofer Artstudio ha ospitato fino a un paio di settimane fa l’artista de 'Il mondo come io l’ho visto ", che è “Il mio modo di vedere il mondo". Scatti da diverse parti del mondo; il potere nella semplicità: Gelico immortala momenti quotidiani della gente comune. Il creatore di un unico individuo creativo, a volte condito con una visione umoristica fornisce un'interessante atmosfera piccante di queste opere. Il mio esempio preferito di immagini è la "La moglie italiana" che rappresenta veramente la moglie dell'artista, la cui grandezza sta anche nella sua semplicità.
Allo stesso modo la dimensione tra il gioco ed il sarcastico senso dell'umorismo di Gelico emerge nel "Toresemble", che mostra emozionanti caratteristiche facciali del macho siciliano e un pappagallo dai vividi colori seduto sulla sua spalla.
Ognuno di noi ha chiaramente ancora viva negli occhi la famosa foto della copertina del National Geographic, che raffigura la rifugiata afgana, nella quale la paura si riflette in un gioco insolitamente emozionante di colori nei suoi occhi. Gelico riconsidera questa opera, "Brave New Eyes", anche se è stata vista un milione di volte eppure non si è mai pensato quali sono le potenzialità dietro questa immagine.

 

A TE, GELICO
che sei artista inconsapevole;
incontaminato dalla notorietà, dallo stress di produzioni seriali,
da scadenze o capricci di committenti bizzarri.
Libero di scattare per puro istinto, per quel piacere di chi guarda il mondo ancora con lo stupore di un bambino.
Solo talune volte “condizionato”, ma solamente da quell’urgenza particolare che ti è capitato di sentire, in largo anticipo nella testa, per quel “magico click”.
Quel “magico click” che, solo dopo, arriva alla mano ed infine al dito, e ti fa sentire immortale.
A te, Gelico
che sei artista ormai consapevole da quando hai avuto la percezione che quello che stavi per fare, resterà.
E sopravviverà a te, “parlerà” per te, e lo farà con persone che non vedrai mai.

E. Sendler

LA PERLA
Roma 17 marzo 2013

Voi penzate che l’ostrica lo sa
Che nella panza sua ce sta ‘n gioiello?
Si ci arifretti, propio questo è ‘r bello
Perché nun cià nisuna vanità.

Uguale è Gelico, certo nun credeva
Che drent’a lui ce stava ‘n granne artista
E quinni nun l’ha messo in bella vista
Perché nemmanco lui celo sapeva.

 

 

Ma adesso quell’artista s’è stufato
De sta’ niscosto ‘nzieme alle budella
Ha trovato ‘n bucetto ed è scappato.

Quale bucetto? Ma che stai a penzare
E’ ‘r bucio der diaframma, cocca bella
Quello che serve pe’ fotografare;
E mò ch’è escito e cià provato gusto,
Nun vo’ più tornà drento. E questo è giusto.

Carlo Misiano

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